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diffuse, acciocché la istituzione non pericoli d’isterilire per imperizia di coloro che pur si affaticano a farla nascere.

I consigli provinciali, i comuni, i privati che fan ressa per promuovere le Biblioteche circolanti con premi e con offerte, pensarono essi al modo con cui si possono rendere utili all’educazione politica ed economica del nostro popolo? Basta egli, come in molti luoghi si fa, raccogliere libri d’ogni forma e d’ogni misura, perchè quella raccolta di libri meriti il titolo di Biblioteca popolare?

Dal caso non possono trarre origini cose che abbiano qualche valore, e tanto meno quelle che devono conferire così efficacemente all’educazione del popolo. Il libro è uno strumento e nulla più. Ora nel concetto di stromento entra per prima condizione che lo si possa, lo si sappia e lo si voglia adoperare secondo lo scopo a cui lo stromento è preordinato. Tu ben sai che uno strumento che a nulla serve è un ingombro; e Dio volesse che i libri che ai ammassano per fare biblioteche senza scelta e senza giudizio fossero soltanto un ingombro! Tu sai pure, o mio Luigi, che nell’educazione all’utilità si contrappone senz’altro intermezzo il danno; cosicché ogni mezzo che non aggiunga il suo fine è uno spreco ed un danno. Eppure a ciò non si bada nè punto nè poco. Infatti vidi recentemente un catalogo di libri raccomandato dai zelatori delle Biblioteche popolari; nel quale mancano affatto i nomi di que’ pochi scrittori nostri veramente popolari e benemeriti della educazione, per far luogo ad altri che han tanto che fare coi bisogni morali ed economici del nostro popolo quanto il codice di Manù col Vangelo. Che vuoi? Non sentiamo noi tutto di magnificare questa o quella biblioteca, perchè conta tre o quattro mila volumi? Probabilmente costoro somigliano a quel tale che per fare più esatta la statistica della sua azienda rurale annoverava fra gli animali dome-