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36 | della geografia di strabone |
Egli è detto sempre rovesciator di città, e colui che prese Ilio col senno, coll’eloquenza, e colle frodi di un’arte ingannatrice1. E di lui dice Diomede:
S’ei meco ne verrà, di mezzo ancora
Alle fiamme uscirem, cotanto è saggio2.
Oltre di che egli può vantarsi anche nelle opere di agricoltura, e sfidare Eurimaco o al mietere:
Se tra noi gara di lavor sorgesse,
E con adunche in man falci taglienti
Ci ritenesse un prato ambo digiuni
Sino alla notte, e non mancasse l’erba;
od all’arare, dicendo:
Vedresti il mio vigor, vedresti come
Aprir saprei dritto e profondo il solco3.
Nè Omero è solo fra tutti di questo avviso; ma tutti gli uomini bene educati sono d’accordo con lui, e si valgono della sua testimonianza come non dubbia, a provare che la sperienza di tutte coteste cose concorre principalmente a formare il saggio. E la rettorica altro non è che una prudenza circa il parlare; della quale Ulisse fa mostra in tutto quanto il poema; nel tentare gli animi, nelle preghiere, e nell’ambasciata, rispetto alla quale si dice di lui:
Ma come alfin del vasto petto emise
La sua gran voce, e simili a dirotta