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estesa questa larghezza dall’estremità dell’Etiopia sino al parallelo di Tule dovette accrescere più del dovere anche la lunghezza, per farla essere più che il doppio di quella. Egli dice pertanto che il sito più stretto dell’India sino al fiume Indo è di sedici mila stadii: che a misurarla nelle sue estremità più remote comprende tre altri mila stadii: che dall’Indo sino alle porte Caspie ve n’ha quattordici mila: dalle porte Caspie all’Eufrate diecimila: dall’Eufrate al Nilo dieci mila: altri mille e cinquecento dal Nilo alla bocca Canopica: tredici mila e cinquecento da questa a Cartagine: e da Cartagine alle Colonne d’Ercole almeno otto mila; d’onde viene a comporsi la somma di settanta mila ed ottocento stadii1. A questo aggiunge quel gomito in cui l’Europa si piega al di là delle Colonne in faccia agl’Iberi dalla parte dell’occidente, non minore di tre mila stadii; poi fra l’altre estremità quella degli Ostidamnii (che dicesi Capo Calbio), e le isole quivi vicine, l’ultima delle quali, Uxisama, dice Pitea ch’è divisa dal continente quanto si naviga in tre giorni. Ma nella computazione delle distanze non contribuiscono punto alla lunghezza della terra abitata nè il prolungamento dei capi, nè lo spazio occupato dagli Ostidamnii, da Uxisama e dalle altre isole che sono da lui mentovate:

  1. Tra questa somma e il complesso dei numeri precedentemente indicati avvi un errore di duecento stadj: e procede dall’avere assegnato mille e cinquecento stadj di distanza fra il Nilo e la bocca Canopica, mentre essa è di soli mille e trecento, come dice Strabone stesso nel lib. xvii. (G.)