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fondo in qualche sito più basso e in qualche altro sito più alto; ma sì piuttosto l’essere soggetto il fondo stesso talvolta ad innalzarsi e talvolta invece ad abbassarsi, d’onde poi anche il mare cresce o decresce; e cresciuto copre i luoghi circonvicini, decresciuto si ritrae dentro i primitivi suoi limiti. Se la cosa fosse come dice Stratone bisognerebbe che ad ogni subito riempimento del mare tenesse dietro uno straripamento, come a dire quando accade il riflusso delle acque, o quando si gonfiano i fiumi, giacchè nel primo di questi casi le acque si muovono tutte verso una stessa parte, nel secondo sono accresciute. Ma nè gli accrescimenti cagionati dai fiumi hanno effetti subiti e frequenti, nè il riflusso, il quale non dura gran tempo ed è regolare, cagiona inondazioni nè nel Mediterraneo nè altrove. Resta dunque che se ne accagioni il suolo, o vuoi quello che sta sotto il mare, o vuoi quello che ne viene inondato; e pare più probabile accagionarne il primo, siccome quello ch’è più mobile, e per la sua umidità più suscettivo di mutazioni: perocchè quivi ha grand’efficacia il vento ch’è la principale cagione di tutti questi fenomeni. Ma come già dissi ciò che produce gli effetti accennati si è che il medesimo fondo di mare qualche volta s’innalza e qualche volta soggiace ad un abbassamento; e non già l’essere alcuni fondi più alti ed alcuni più bassi. Tuttavolta Stratone tenne quest’ultima sentenza credendo che quanto avviene dei fiumi arrivasse anche del mare, cioè che il discorrimento delle acque fosse da’ luoghi più elevati1; altrimenti non

  1. Cioè: dipendesse dalla inclinazione e declività del suolo.