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DELLE DONNE 93

grazia e la purità la fanno star lontana dal mondo, l'amore e la debolezza fisica non le consentono di poter fare da sé altro che la scelta di un uomo, che dia risveglio a tutti i suoi sentimenti e pensieri, e ne completi ad ogni istante il volere e il potere. A che cosa riducasi la tanto decantata missione famigliare della donna in tali condizioni, non è facile scorgere, dacché non vi ha ufficio che si possa degnamente compiere da chi, oltre all'avervi speciali attitudini, non possa altresì adoperarle con proprio giudizio, e con padronanza di sé, le quali doti appunto si era fin qui creduto rifulgere in sommo grado nelle brave madri di famiglia, formandone il più ammirando tipo dell'umana virtù. E ancor meno si scorge in qual concreto modo si possa manifestare la vantata nobiltà di un sesso, a cui si nega poco meno che la coscienza di sé, e dove egli trovi le guarentigie de' suoi diritti e in pari tempo dei suoi doveri e del sociale suo ufficio, mentre la sua qualità di essere complementare di un altro lo fa diventare facilmente un accessorio di questo, e il costante e universale bisogno dell'altrui soccorso lo dispone pur facilmente a mettersi in altrui balia, a dimenticare e abbandonare i propri diritti.

Non è quindi meraviglia che molte donne di sano criterio abbiano scorto nel Michelet un amico più pericoloso di certi nemici, una specie di poeta cui è indifferente la realtà, e il quale non vi scorge che simboli e miti. E questo giudizio non è a dir vero ingiusto, né esagerato, al vedere come il Michelet non abbia saputo trattar nessuna quistione pratica, né fare quasi nessuna proposta concreta intorno alla attuale condizione giuridica delle donne, e sembri credere che la cosa più importante nello studio delle leggi e delle istituzioni relative alle donne sia l'intenzione con cui vengono adoperate, le idee più lontane a cui vengono collegate.

Non mancarono risposte e confutazioni alle dottrine del Michelet, e più di tutti si segnalò in questa polemica l'illustre