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DELLE DONNE 83

patibilità di carattere o di violenze del marito»1; — «che le donne sono per natura più lascive degli uomini, di che è prova la civetteria precoce delle bambine, la prostituzione delle adulte, la rarità dei casi di poliandria»2. Ma accanto a queste strane ed assurde proposizioni ve ne hanno altre, ragionevolissime, e altamente morali. Che anzi in quest'opera il Proudhon si può dire avere principalmente mirato a rimettere in onore il matrimonio, dimostrandone la somma importanza per la moralità, per il bene e il perfezionamento di ambedue i sessi e della civiltà. 11 più naturale rapporto fra i due sessi, egli dice, ripetendo un dettato di Platone, è l'androgine, cioè l'unione armonica dell'uomo e della donna3. «L'uomo e la donna sono due esseri che si completano, che si equivalgono; l'uno rappresenta la forza, l'altra l'ideale4, l'uno la giustizia, l'altra la clemenza, e la tolleranza5. — Ma «all'infuori del matrimonio, non vi ha salute ne per l'uomo, né per la donna». — «Nella comunione degli amori, nella universalità del celibato, minore il lavoro e il risparmio, la società dedita al brigantaggio, o alla servitù»6. — «Il matrimonio è un dualismo necessario alla giustizia, che altrimenti si riduce ad una nozione astratta e inefficace»7. — «Fuori del matrimonio non c'è che il libero amore, il quale snatura la donna e ne fa una ripugnante contraffazione dell'uomo8; soltanto in esso, ed adempiendone i doveri, la donna viene in possesso di tutta la sua dignità9; chi vuole la distruzione del matrimonio, l'emancipazione della donna, vuole la rovina del diritto e della libertà»10. — In tutta l'opera il Proudhon combatte e anatemizza il turpe vezzo odierno di screditare il ma-

  1. Ib., p. 205.
  2. Ib., p. 41.
  3. Ib., p. 46.
  4. Ib., p. 35.
  5. Ib., p. 38-39.
  6. Ib., p. 64.
  7. Ib., p. 65.
  8. Ib., p. 78.
  9. Ib., p. 145.
  10. Ib., p. 261.