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40 DELLA CONDIZIONE GIURIDICA

egli era alieno dal mettersi in urto colle tradizioni e coi costumi, epperò delle nuove idee attenuava la virtù, e qualche concessione studiavasi di fare anche a quelle di cui aveva incominciato per dubitare. Le opinioni di Aristotele intorno alla questione femminile non sono il solo né il principale esempio di tal fatta; se ne possono addurre altri non meno importanti, come p. es. la sua dottrina della schiavitù, e quella della miglior forma di governo1, intorno alle quali invano mi sembrano affaticarsi gli interpreti onde ridurre ad unità i passi discordanti, perchè la contraddizione è implicita nella stessa indole o metodo delle investigazioni sociali e politiche dello Stagirita.

Ritornando alla questione femminile, la differenza, per non dire l'opposizione, fra le dottrine platoniche e le aristoteliche, sta precisamente nei termini sopra detti. Platone sembra essere stato principalmente dominato dalla erroneità e dalla ingiustizia che gli pareva di scorgere nella dottrina e nel fatto della inferiorità femminile, e non aver quindi esitato a contrapporre a questa esagerazione le arditissime proposte del Dialogo delle leggi. Aristotele invece, nel mentre riconosce uguaglianza di natura e di dignità nell’uomo e nella donna, sembra darsi minor pensiero di porre in chiaro questo principio e di assicurarne l'applicazione, che di prevenirne le conseguenze troppo favorevoli alle donne, e sovversive degli ordini esistenti. Così p. es. egli dice bensì2 che la donna è un essere libero al pari dall'uomo, e cne il reggimento maritale cui ella è soggetta, è somigliante al principato negli Stati liberi, ma poi distrugge subito l'effetto di si importante verità, sia coll'escludere che fra il marito e la moglie possa alternare il reggimento siccome accade fra i cittadini di liberi Stati, sia col non

  1. V. La politica, pass., e quanto alla schiavitù in particolare, lib. I, cap. 3, 8, 13, 16, 16, 18, 22; cap. V, 3, lib. 2; cap. VI, 4.
  2. Politica, 1, V, 2.