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78 | l’olimpia |
Squadra. Avete il torto ingiuriarmi.
Sennia. Non parlava con te.
Squadra. Trasilogo ha preso Cornelia, di che era stato stimulato da’ parenti; e or si fanno le nozze con contento d’ambedue le parti. Ho fretta, ti lascio in pace.
Sennia. Anzi in tormento e angoscia. O vita mia, serbata in sino a tanto che avessi visto cosa di che fussi forzata a dolermi mentre io viva! O vecchiezza viva mia, perché non mi manchi? or conosco che col lungo vivere si sopportano molte adversitadi. Oh con quanto pericolo si guardano le cose che piacciono a molti! Un giovane insolente sotto nome di figliuolo onorato mi rubba l’onor mio e di mia figliuola, nelle cui nozze era tutta la speranza della mia contentezza. Ecco la cosa risaputasi per tutto Napoli: si divolgherá per tutto il mondo. Bisognerá fugirmene di qui e vivere disconosciuta dovunque vada, per non aver piú fronte di comparir fra le persone onorate. O onor mio acquistato e serbato con tanta fatica per sí lungo tempo, come t’ho perduto in un ponto! quando piú spero di ricovrarti?
SCENA III.
Mastica, Sennia.
Mastica. Padrona, la cena è in ordine e vi potrete sentare quando volete.
Sennia. Fa’ che non manchi nulla, ché verrò poi.
Mastica. Non bisogna tardar piú perché le vivande stanno a disaggio, si guastano.
Sennia. Non mi dar fastidio.
Mastica. Come volete si serva: alla francese o alla italiana?
Sennia. (Emmi venuta questa bestia dinanzi per non farmi dolere quanto vorrei).
Mastica. Volete condisca la carne col petrosemolo, col coriandolo o col petrotimo.
Sennia. (Dio mandi malanno a te e alle tue minestre!). Vien qua, uomo da bene.