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74 l’olimpia

fratello d’Olimpia, una mia figlia, s’è fatto falso fratello e vero innamorato.

Capitano. Yo no entiendo que diga de mujer y de hermano, ni de falso ni de veras.

Lampridio. Mirate che faccia rossa, che gesti strani: l’aria proprio d’un pazzo.

Teodosio. Io pazzo? pazzo pari tu a me.

Lampridio. Ad un pazzo tutti gli altri paiono pazzi: e che sia vero dimandiamogli alcuna cosa e vedrete come risponde a proposito.

Capitano. Dime ¿que has comido esta mañana?

Teodosio. Che dimande son queste? Un canchero!

Capitano. Por ti es buen pasto que has comido.

Teodosio. Cacasangue!

Capitano. Buen provecho.

Teodosio. Voi vi fate beffe di me: cosí s’adempie l’uffizio della giustizia?

Lampridio. Vòltati qua, gli alberi che fioriro l’estate che verrá, che frutti produrranno la primavera passata?

Teodosio. Produrranno una forca dove fosti appiccato!

Lampridio. Io mi fo la croce: non dice parola che non meriti un anno di prigionia.

Teodosio. O Dio, che questo ribaldo mi fa proprio divenir matto.

Lampridio. Non diverrai tu matto, perché sei matto giá. Signor capitano, si trova una spezie di còlera che movendosi per lo corpo fa ferneticare: non vedete la faccia sparsa di macchie nere? giá si muove la còlera nera.

Capitano. En verdad, que este me parece loco.

Lampridio. Discostatevi, ché non pigli alcuna pietra e ve la tiri. Non vedete gli occhi come sfavillano? giá li mali umori l’assaltano e lo cominciano a stimulare.

Teodosio. Mi rodo di rabbia che non trovo una pietra per romper la testa a costui.

Lampridio. Non vedete che va cercando una pietra per trarvela? discostatevi, signor capitano, ché non v’uccida.