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388 | lo astrologo |
ti basta non aver perso nulla, e questa volta aver avuto piú ventura che senno.
Pandolfo. Perdendo quelle, era ruinato del tutto; e poiché la ragion mi ha tolto quel velo dagli occhi che mi rendeva cieco, conosco quanto mal fa colui che è servo de’ suoi appetiti: e conosco veramente piú convenire al mio figlio che a me. Non vo’ piú moglie; e giá bandisco da me tutte le speranze del mondo, e mi restará per penitenza del mio sproporzionato desiderio, che ne arrossirò ogni volta che ne sentirò parlare.
Cricca. Andiamo, padrone, ché la tardanza non vi offenda.
Pandolfo. Andiamo presto a ricuperare le robbe e poi attenderemo a’ sponsalizi de’ figli. Tu, licenza costoro.
Cricca. Spettatori, la favola è finita: fate il solito applauso che avete fatto all’altre tre sorelle.
fine del volume secondo.