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atto quinto 381


Pandolfo. Or che diresti se non fosse stato in presenza a’ testimoni?

Vignarolo. E perché vi fûr testimoni, però dico il vero.

Pandolfo. Cosí tradirsi chi si confida nella tua fede?

Vignarolo. Vi son stato fedele in tutto quello che è stato commesso alla mia fede.

Pandolfo. Sei stato fedele a loro, non a me!

Vignarolo. In che vi ho mancato di fede?

Pandolfo. E pur cerchi sapere in che mi sei stato infedele?

Vignarolo. La causa?

Pandolfo. È perduta; e mi hai data contra la sentenza. Che avresti potuto farmi peggio? mi hai fitto il coltello nel cuore, mi hai ucciso; e per sí cattiva sentenza che t’hai fatto scappar di bocca, peggior opre mi scapparanno dalle mani!

Vignarolo. Che «causa», che «sentenza» dite voi?

Pandolfo. Di farmi perdere la mia sposa. E che vo’ far della mia vita senza lei?

Vignarolo. Quanto ho fatto tutto ho fatto per vostra sodisfazione.

Pandolfo. Di quella sodisfazione che tu mi hai dato, te ne pagherò io in castigarti come io fo; e se non ti uccido, è per mancamento di forza, non di volontá.

Vignarolo. Non è stato per mia colpa ma per vostra sorte.

Pandolfo. Quello che è stato per tuo cattivo animo non attribuirlo alla sorte.

Vignarolo. Ho fatto quanto ho saputo; e se avessi piú saputo, piú avrei fatto.

Pandolfo. Sei stato piú tristo che non pensava; hai fatto tanto il balordo meco, solo per ingannarmi: al fine poi la colpa è tutta tua.

Vignarolo. Frena un poco l’ira, ché possa dire le mie ragioni.

Pandolfo. Di’ ciò che vuoi.

Vignarolo. Vorrei sapere di che vi dolete di me, se mi son affaticato tutto oggi per vostro bene?