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atto quarto | 73 |
Attilio. O amor iniquo, e qual peccato commisi io mai, che avessi ad innamorarmi di mia sorella? O Cleria, che mai t’avessi vista, o avendoti vista non mi fossi piaciuta tanto, né ti avessi amata con sí fervido amore! Oimè, che son fuor di cervello; non so chi sia stato, chi sia, né chi debba essere. Son dispettoso, colerico e disperato: dubito che non s’apra la terra e m’inghiottisca, né so come mi sostegna. Son odioso agli uomini e a Dio, né so se viva al mondo uomo di me piú disgraziato.
Erotico. Il vostro miserabilissimo caso è degno di compassione e mi ha commosso l’animo; e il buon amico deve esser officioso in dar consiglio e aiuto al suo amico nella cattiva fortuna, e noi facendo ne ha da render conti alle leggi dell’amicizia. Ma io confesso che non so né che aiuto né che consiglio possa darvi. Ma che pensate di fare?
Attilio. Morire per far meco morire la morte mia: ogni cosa mi dispiace, eccetto la morte: però piangerò tanto, sospirerò tanto, finché essalerò lo spirito per la bocca e stillerò per gli occhi l’avanzo della mia vita.
Erotico. Deprimete tanto caldo e tanta furia di amore.
Attilio. Amor quanto piú si cerca deprimere, piú si rinforza.
Erotico. Il tempo alleggiará il dolore.
Attilio. Ahi, che il tempo non scancellará dal cor mio sí bella imagine, che con tanta fermezza ci fu impressa, né scancellare la memoria delle gioie passate. E che son altro quei ricordi che seminari inesausti di dolori?
Erotico. Mirando altre bellezze di donne, ti smenticherai delle sue.
Attilio. Ed in qual troverò io quell’aria celeste che si vede in quel suo volto divino? in qual quelle suavi parole che parean uscire da la bocca de gli oracoli? dove quelli atti pieni di maestá? dove i tesori della sua bellezza?
Erotico. La pacienza fa il tutto.
Attilio. O che debol rimedio è la pacienza!
Erotico. Fate della necessitá volontá, e passarete bene. Ma a voi, che vi detta il pensiero?