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50 | la sorella |
Trinca. Ho detto marfus che vuol dire ubbriaco; ha detto che poco inanzi è intrato in una osteria nel viaggio, appresso Nola, e che ha bevuto molto bene, e che andava cadendo per la strada, e che appena or si potea reggere in piedi.
Attilio. (O Trinca divino, e come l’hai ben saldata!).
Pardo. Come in quelle due parole ha potuto dir tanto?
Trinca. La lingua turchesca in poche parole dice cose assai.
Pardo. Orsú, ha voluto burlar Pedolitro. Quando ritorna, li vo’ far un scorno da vergognarsene, e l’arò da oggi innanzi in quella opinione che si conviene. Andate a trovar Erotico; cercate Orgio, zio di Sulpizia, e diteli che stia apparecchiato per questa sera.
SCENA V.
Pedolitro, Pardo, Turco.
Pedolitro. Ho ritrovato vivo un mio fratello cugino; or vo’ andar con mio figlio a casa sua. Della amorevole offerta, signor Pardo, ve ne resto obligatissimo.
Pardo. Pedolitro, la giusta cagion, che me ne dái, mi fa prorompere in tanta rusticitá. Ditemi si avete imparato in Turchia a beffeggiar gli amici.
Pedolitro. Né qui né in Turchia è convenevole.
Pardo. Perché darmi ad intendere che sète stato in Constantinopoli e visto mia moglie Costanza, e Cleria mia figlia chiamata Sofia e conosciutala serva d’un alloggiamento in Vaneggia?
Pedolitro. Tal è, qual vi ho detto.
Pardo. Come l’avete vista in Vineggia, se voi non vi sète mai stato?
Pedolitro. Ci son stato a mio dispetto duo mesi infermo.
Pardo. Se sète stato in Negroponte e venuto in Napoli per mare, come sète stato in Vineggia?
Pedolitro. In Negroponte? e quando? chi v’ha detto queste bugie peggior delle prime?