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atto secondo 35


Pardo. Giá stimo che Trinca mio servo e Attilio mio figliuolo v’abbino detto quanto desiderio io abbia di apparentar con voi...

Erotico. Ed il desiderio, che ho di servirvi, è cosí vivo e ardente, che non so che fare che da voi fossi creduto.

Balia. (Fanno fra lor molte belle parole: vediamo dove riusciranno).

Pardo. ... e però darvi Cleria, la mia figlia, per moglie. ...

Erotico. Conosco non meritarla per le sue rare qualitá; ma l’accetto per l’affezion che le porto, e per desiderio che ho di servirla.

Balia. (Ohimè, parlano di dargli Cleria per moglie!).

Pardo. ... E stimo ancor che v’abbino riferito, che non son per darle dote altamente.

Erotico. Mi basta la dote delli suoi meriti, la qual è piú tosto soverchia che bastevole; e io mi terrò ricchissimo, se mi vedrò possessore di sí infinito tesoro di grazie: onde mi parrebbe farle gran torto se non la rifiutasse.

Pardo. Io parlo chiaramente; ma contrastiamo dopo fatto il matrimonio.

Erotico. Io non posso trovar modo in ricompensar tanto beneficio, che mi si fa, in darmisi Cleria; e per mostrar quanto mi sia grata la parentela, io rifiuto ogni dote.

Balia. (Ragionano delle nozze di Cleria; e dice non voler dote. Giá si confrontano i contrasegni).

Pardo. Stimo che abbiate visto Cleria, per saper se vi piace la sua bellezza.

Erotico. L’ho vista, e mi piace tanto, che non mi piacque altra giamai altro tanto. Cosí avesse auto ella maggior fortuna di aver conseguito sposo di maggior merito ch’io non sono, come ella è stata favoritissima dalla natura cosí delle bellezze del corpo come di quelle dell’animo.

Pardo. Ve l’ho dimandato, perché so che avete gran tempo seguita Sulpizia, la nostra vicina; e non vorrei, dopo aver sposata la mia figliuola, tornaste a lei, ché mal agevolmente si scordano i primi amori.

Erotico. Se ben molte volte m’avete visto passar per costá,