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258 la fantesca


Speziale. Volentieri. Non mi darete voi due legna, che possa riscaldar questo pignatino?

Panurgo. Fratello, noi siamo forastieri, legne non ne abbiamo; fate il meglio che si può.

Speziale. Cosí farassi.

Panurgo. (Come fui sciocco questa mattina non rispondere alcuna cosa a questo fatto; ché difficil cosa mi pare che Morfeo si conduca a farselo. Egli è tristo a tutta passata, e dubito non facci delle sue e ruini il negozio).

Morfeo. Va’ via, parteti di qua.

Speziale. Che faresti se t’apportassi alcun male, che, apportandoti la sanitá, cosí mi scacci?

Morfeo. Sia maladetta la sanitá che vien per tal via!

Speziale. Fratello, nessun male si scaccia con piacere.

Morfeo. Mi fai del filosofo ancora. Fuggi di qua e fai bene.

Speziale. Lásciatelo fare, e fai meglio.

Morfeo. Eh, va’ via!

Speziale. Eh, férmati!

Morfeo. Levamiti dinanzi, dico.

Speziale. Io non ti sto innanzi ma dietro.

Morfeo. Dici il vero, che dovunque mi volgo, mi ti trovo dietro; par che sii l’ombra mia.

Speziale. Tutto è per tuo bene.

Morfeo. Vuoi tu un buon consiglio? Vattene via ben presto.

Speziale. Vuoine tu un altro migliore? lasciatelo fare.

Morfeo. Tu sei risoluto non partirti?

Speziale. Tu indovini, se prima noi faccio. Fa’ buon animo.

Morfeo. Come ho a far per far buon animo?

Speziale. Rissoluzione: cala la testa, stringi i denti e tira il fiato a te.

Morfeo. Cosí farò.

Panurgo. (Pur alfin s’è contentato! Ma che rumore è questo?).

Speziale. Oimè, oimè! che sia ammazzato quel fabro che fece quella scure che tagliò quegli alberi che féro quella barca che ti portò in questo paese!

Panurgo. Che cosa hai, uomo da bene?