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200 | la fantesca |
padrona; sí che in poco spazio di tempo le son divenuto cosí grato che sempre ragiona meco: m’ha scoverto tutti i suoi segreti e postomi tutte le sue cose in mano, non vuole che altri la spogli e la lavi, mi bacia e mi fa tante carezze che, se fossi nella mia forma, non le saprei desiderar maggiori. ...
Nepita. Dunque sei giunto a quanto desiavi, sei felicissimo.
Essandro. ... Ahi, che non fussi mai stato! Ho fatto come l’infermo che sempre appetisce quel che gli nòce. Pensava io miserello che, accostandomi a quello incendio onde tutto brugiava, la mia focosa brama fusse estinta; ma io mi sento piú acceso che mai. Son avampato di sorte che non fu mai fiamma, combattuta da venti, cosí ardente come questa alma. Ardo nel fuoco ch’io medesimo m’ho fatto, e come fenice mi rinuovo nella mia fiamma. Or conosco che di tutti gli umani desidèri solo l’amoroso è insaziabile. Onde, avendo gustato cosí dolcissima donna, mi par impossibile il poter vivere senza lei. ...
Nepita. Dunque l’hai gustata, eh?
Essandro. Dunque non si può gustare senza conoscerla?
Nepita. Come hai potuto contenerti?
Essandro. ... Io, vedendo ch’ella era vergine e che non sentiva ancora di cose di amore, dubitai che, scoprendomele, l’avesse manifestato a suo padre o madre che m’avessero scacciato di casa, e la mia temeritá m’avesse posto a rischio di farmi perdere tanto bene. Mi parve piú sicuro soffrire e godere quanto poteva. Anzi, alcuna volta veggendola star allegra, volli scoprirle ch’io era uomo e l’inganno che aveva usato per servirla; ma delle parole, che prima m’avea preparate attissime a manifestarle il mio stato, parte vituperava e parte mutava; alfin, avampato di rossore, restava mutolo. Ed ella mi pregava che finisse il ragionamento, non pensando dove avesse a riuscire.
Nepita. Sei stato un bel grosso a non manifestarti!
Essandro. Anzi niuna cosa mi fe’ restio se non l’esser stimato da lei per un grosso.
Nepita. Non dubitar che alle donne piacciono piú questi uomini di grosso ingegno che quelli di delicato e sottile, per esser troppo fastidio a trattar con loro che nel piú bel maneg-