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192 ZOSIMO, DELLA NUOVA ISTORIA

Tessalonica ebbevi grande concorso di forestieri ad esporre pubbliche e private distrette, ed impetrato quanto era conforme a giustizia ritrassero da quelle mura il piede. Trapassato poscia il fiume da immenso stuolo di Sciti abitatori oltre Istro, di Gotti, intendomi, di Taifali e di altre razze solite in prima a vivere insiem con essi, e però forzati a gravare la romana signoria, grande quantità di Unni occupate avendone le terre, l’imperatore Teodosio apparecchiavasi a guerreggiarli con tutte le truppe. Ora questi barbari sparpagliatisi per l’intera Tracia, le guernigioni di quelle città e castella non osavano uscire neppure a brevissima distanza dai luoghi forti e molto meno combatterli in campo. Modare tuttavia di stirpe regale presso gli Sciti, nè da lungo tempo disertato ai Romani e mostratosi fedele ai loro servigi conseguito avea la prefettura de’ militi, condotte sue genti in su d’un colle piano alla cima, quasi colto, ed assai esteso, ivi si tenea, il nemico affatto ignorandone l’operato. Inteso poscia dagli esploratori che tutti gli Sciti, fatto mal uso della vittuaglia, giaceansi in istato d’ebbrezza così nel piano sottoposto al colle ed altrove, come nelle borgate prive di munizioni, comanda a suoi che tacitamente impugnate le sole spade e gli scudi, nè curantisi di maggiori o più grevi armi e del condensamento, giusta l’usanza, degli scudi, assalganli mentre sono dall’eccessivo stravizzo indeboliti. Corso brevissimo tempo dall’ordine ricevuto i militi caduti sopra de’ barbari uccidonli dal primo all’ultimo, ferendone alcuni affatto involti nel sopore, chi tra la veglia ed il sonno, e chi