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LIBRO QUARTO 183

città rovinarono1, la sola Atene e l’Attica regione ite immuni dal flagello, ed eccone il perchè. A quel tempo il pontefice Nestorio ebbe in sogno comandamento di tributare pubblici onori all’eroe Achille, ed in guiderdone la città per l’avvenire non soggiacerebbe a danni. Egli dunque partecipa ai magistrati la visione, ma costoro credendolo, per l’avanzata età sua, delirante, nulla curarono l’avviso. Il pontefice allora tutto dubitevole intorno al partito da prendere fu da consigli divini soccorso, obbedendo ai quali trasportò l’imagine dell’eroe, venerata in piccolo oratorio domestico, sotto il simulacro di Minerva locato nel virginale conclavio, ed ognora che sacrificava, giusta la consuetudine, alla Dea, pur vittime aggiugnea, come portate dai riti, all’eroe. Di questo modo per lui adempiutosi col fatto al avviso ricevuto dormendo, gli Ateniesi andarono esenti dal tremuoto che menò da per tutto rovine, godendo la sola Attica del favore d’Achille. Che poi ciò accadesse ne fa pruova l’inno scritto ad onore dell’eroe dal filosofo Siriano. Tanto a noi piacque aggiugnere, estimandolo non alieno dal nostro argomento.

Morto Valentiniano Merobaude ed Equizio, tribuni delle legioni, sapendo Valente e Graziano di stanza in lontanissimi luoghi, l’uno essendo nell’oriente e l’altro dal genitore lasciato presso gli occidentali Galli, per tema non i barbari di là dall’Istro al mirare i pubbli-

  1. Marcellino alla fine del lib. XXVI narra che sotto il consolato di Valentiniano col fratello furonsi orrendi tremuoti per tutta la circonferenza dell’orbe.