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LIBRO SECONDO 101

Costanzo, riuscitogli, come narrato abbiamo, l’inganno teso a Vetranio, prima di guidare le truppe a combattere Magnenzio nomina cesare Gallo figlio del zio e fratello di quel Giuliano addivenuto poscia imperatore, e disposagli la sorella Costanza o per indurlo ad opporsi ai Persiani, o (pretta verità) per tramargli la morte. Imperciocchè della propria stirpe sol questi col germano rimanea, gli altri tutti, conforme all’esposto, già da lui uccisi. Ornatolo pertanto de’ contrassegni di cesare e commessa a Lucilliano la guerra Persiana, egli muove a combattere Magnenzio colle sue truppe e quelle di Vetranio. Magnenzio a simile, divisando presentargli con maggiore apprestamento guerresco, crea cesare il parente Decenzio incaricandolo di proteggere i popoli di là dalle Alpi. Ragunatisi gli eserciti nella Pannonia e vie meglio avvicinata la città di Mursa, Magnenzio, poste insidie nelle gole prossime alle Adrane, manda spie ai duci di Costanzo, per ritardarne il cammino, annunziando loro che i nemici giugnerebbono a Siscia, nel qual luogo, diceano, Magnenzio proponevasi di venire alle armi avendovi aperta pianura. Costanzo portovi orecchio ed allegratosi non mediocremente della notizia, sapendo che dovea battagliare in luoghi acconci alla cavalleria, avendone copia maggiore del nemico, diressevi l’esercito. I militi allora posti in aguato per quelle strette assalendone con impeto le truppe, che procedevan oltre inermi e senza ordine veruno (non temendo onninamente insidie) e quasi tutte lapidatele, impedirono loro di venire avanti.