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manda di Tarpeja. Intorno a questa stessa epoca i Sarnii ne usarono ricchissime nelle solenni feste che celebravano in onore di Giunone. Non sembra che in Grecia fossero usate dagli uomini, ma le donne greche che tanto amarono la vaghezza degli ornamenti, avevano armille di ogni genere, di varia materia, di stile diverso, e diversamente gemmate. In una commedia latina che Plauto scriveva secondo il costume greco, le armille sono descritte in un corredo muliebre, ed alcune di esse distinte dalle altre col nome di sphinter termine greco derivante dal verbo σφιγγω (costringere), la quale appellazione viene spiegata da ciò che l’ornamento così nominato si adatta, e tiene comprimendo il braccio di chi se ne adorna: e in effetto tali armille o son formate da un’intera zona di metallo che stringe l’antibraccio, ovvero imitano ora cordicelle di fili spirali, ora una fascia od un filo a foggia di serpente ed in ciascuno di tali casi si ravvolgono più volte intorno al braccio comprimendolo: laddove quelle che si pongono ai polsi, benchè ve ne siano alcune di fattura simile alle suddette, pure generalmente si usava fissarle con uncinetti o fermagli. Festo accenna armille per guernire i polsi e sphinter per ornare il braccio, ma sembra che questa divisione fosse propria dei corredi muliebri.

Tanto negli oggetti di oro e di bronzo, quanto nei lavori fittili abbiamo esempi bastevoli per potere asserire che gli Etruschi usarono le armille con fasto orientale: essi ne ebbero per li polsi e per le brac-