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Quarta. 403

ciascuno d’essi la sua corda alla pastoja del piede di dietro, che resta dalla sua parte vadano ambedue ad infilare il capo della corda che hanno in mano, nel cappio scorsojo che la medesima ha formato intorno al collo, e tornati in dietro tirino con forza verso di loro la medesima corda tanto che le anche siano obligate a ripiegarsi sotto la pancia, in forma che restino incapaci di poter più sostenere il peso della macchina: onde questo sia obligato, secondando adagio adagio la piega loro, a cascarli sopra senza far colpo alcuno, nella forma istessa che segue, allorchè si colca da per se per prender riposo; e perchè ciò possa riuscire con più facilità e più presto, quegli che lo tengono davanti, nel tempo istesso che quelli di dietro li tirano le anche sotto, devono allentare la loro tenuta, tanto che possa dare addietro e maggiormente metter sotto le anche, perchè più presto restino prive d’attività di poterlo sostenere in piedi.

Caduto che sia, subito un garzone li metta le ginocchia sue sul collo, e presoli con le mani il muso glie lo tenga alto da terra, ed un altro di dietro gli agguanti la coda, e fattagliela passare tra le cosce glie la tenga ivi con forza, perchè non possa più agitarsi nè davanti, nè di dietro, e per impedire che non si faccia male agli occhi, nelli sforzi che fa per sottrarsi da tal suggezione: li si metta sotto al capo del fieno ad uso di guanciale; indi altro


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