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opposto, quando è mancante lo dà a divedere l’affaticarsi ch’egli fa per tirarlo fuori, e che ciò nonostante inghiottisce con stento, segno ch’è poca la materia che tira, e per conseguenza di poca, o punta sostanza; e di qui avviene che nonostate che puppino i Polledri smagriscano, e vanno a male, perchè un tal latte, se pure si può dir tale, è talmente snervato che non fa nutrimento alcuno, e scioglie loro il corpo in forma che si perdono: Onde sul dubbio, meglio è di privare il Polledro del latte qualche giorno avanti quando è anche fresco, che un giorno dopo quando ha cominciato a patire, tanto più che il patimento non dà subito nell’occhio, e quando apparisce, non può a meno che sia di qualche tempo; conviene pure separare dalla madre prima del tempo il lattonzolo, senza stare in dubbio, quando questa cada ammalata, per non correre il rischio di perdere e l’uno e l’altra, o che il primo resti malsano.

Non può mettersi in dubbio che i lattonzoli di recente spuppati siano i più pericolosi, ed i più sottoposti a cadere ammalati ed a perdersi, per la loro eccessiva delicatezza, e che se sono stati staccati dalla madre dopo aver patito, riesca loro più difficoltosa anche per questo capo la digestione del nuovo e meno opportuno cibo, stante l’indebolimento, ed allentamento delle fibre, cagionatoli dal patimen-


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