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Terza. 255


Sogliono però i Cavalieri esser vestiti da Città in calzette, e non devono avere in tal funzione altr’arme che la spada da cingere, che sogliono portare al fianco; il vestito sia dell’ultimo gusto e ricchezza, e dell’istessa qualità sia anche il fornimento del Cavallo; la positura sua sopra di esso dev’essere graziosa, e disinvolta, ma senza eccesso ed affettazione, e con la faccia sempre allegra e giocale; la bacchetta, che ha in mano sia pendente verso la spalla con la punta voltata interra; può tenerla con l’una o l’altra mano, come più le piace, e meglio è se la tiene nella mano sinistra, perchè possa avere la libertà di servirsi della mano destra per cavarsi il cappello, quando occorra di fare il saluto, e per cavarsi e rimettersi in tasca il fazzoletto quando gli occorra di soffiarsi il naso, e può sol tener la bacchetta in mano con la punta voltata verso il cielo un poco pendente su l’orecchio sinistro, in occasione di dovere con il fischio d’essa ravvivare l’azione del suo Cavallo; come si tiene nelle scuole.

Il saluto pure deve esser fatto con grazia e disinvoltura, alzando mano con scioltezza per pigliare il cappello che ha in testa, e con destrezza abbassarla con esso per portarla sul fianco, ed allora darli compimento con piegar la vita dalla parte del collo del Cavallo dove si trova il personaggio a cui s’indirizza,


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