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locità, perchè ella richiede all’opposto che la macchina sia del tutto stesa, ed in piena libertà, senza restrizione alcuna, come ho detto sopra, e però chi vuole Cavalli per correre i palj, non può pretendere, che l’arte possa dar loro ajuto alcuno, come ho detto di sopra.

Non differisce la chiamata della mezz’aria da quella della corvetta, se non nell’intervallo maggiore che in questa deve correre tra la sorta di mano, e la ripresa, perchè abbia tempo il moto vibrato di far quel maggior camino ch’essa richiede, come si è veduto nella sua descrizione nel secondo Capitolo della prima parte.

L’arie del Montone e della capriola richiedono di più, che la mano secondi l’azione senza apportare impedimento all’esecuzione, affinchè ella possa dare alla macchina ajuto con l’appoggio che sospenda alquanto il moto della natura di essa nel tornare a terra, perchè possano le gambe di dietro dare esecuzione all’accenno nella prima, e dello sparo del calcio con ambedue i piedi uniti e del tutto distesi nella seconda, e deve di più questa chiamata della mano della briglia, essere accompagnata da quella della mano della bacchetta, che con il tocco più o meno forte sulla groppa è necessario che nell’istesso tempo dia il segno di essi alla potenza motrice, alla quale s’aspetta di darli esecuzione a seconda dell’indole, e disposizione che ha sortito dalla natura la macchina, ch’è in azione.


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