Pagina:Dell'obbedienza del cavallo.pdf/220


Terza. 193

lor che ne fa il maggior d’uopo; onde da ciò vien concluso, che situatosi il Cavaliere nella positura detta di sopra, deve tenersi in essa con la maggiore scioltezza e disinvoltura possibile, senza affettazione alcuna, che così si troverà pronto, ed in grado a stringer le cosce per tenersi fermo quando occorre, e sarà sempre in piena libertà di prevalersi della mano, non meno che come lo scrivente, per fare le opportune chiamate con quella precisione che indicherò nel Capitolo susseguente, e nell’istesso tempo sarà la positura sua nello stato più brillante e grazioso, e non poco contribuirà a dar risalto anche all’operazione del Cavallo.

Essendo una tal positura naturale, e però facile e comoda, non ha bisogno che la sella abbia in essa parte alcuna, com’è necessario che l’abbia nell’altre due sopraddette; nella prima perchè tenga le cosce inforcate e diritte, come ella lo richiede, e nella seconda, perchè sostenga le medesime in avanti, come si è detto, che altrimenti, queste caderebbero in dietro, ed in vece dell’angolo retto verrebbero a formare l’ottuso, e quella positura a tutti naturale da me proposta per la più forte, e di buona grazia.

Deve dunque la costruzione della sella essere eseguita in forma, che porga ajuto e maggiore stabilità alla positura senza apportare incomodo nè disturbo alcuno, e però gli arcio-


Bb ni