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Seconda. 173

co quell’opera, che s’accorge che non è arrivata a prendere tutto il pulimento o la dovuta perfezione per quanto vi si sia affaticato intorno; infatti ridotta la parte difettosa, all’attività necessaria con la replicata sopraddetta ripresa, non mancherà il Polledro a suo tempo di prestare tutta quella più esatta obbedienza che può esigersi da esso.

Non poca difficoltà suole incontrarsi nelle scuole per indurre il Polledro a galoppar giusto, come per farlo passare dipoi con la medesima giustezza dall’una all’altra mano; e questo avviene a chi non ha cognizione di quel meccanismo che richiede tale azione, poichè svanisce ogni difficoltà, e questa si converte in altrettanta facilità a chi sa che tal meccanismo richiede, che i piedi laterali della mano sulla quale si vuol galoppare devono terminare l’azione loro col posarsi in terra in avanti, e che i laterali della parte opposta devono posarsi indietro, e che però non può essere eseguita una tale azione, se prima di darli principio non si trovano i medesimi così disposti. La mancanza d’una tal cognizione fa sì che nelle scuole il più delle volte, si chiamino i Polledri al galoppo fuor di tempo, e sol per accidente o per pratica, in tempo giusto, dal che nasce la difficoltà insuperabile che si incontra da quelli, ai quali non solo manca la cognizione ma anche la pratica. All’apposto la cognizione del meccanismo di


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