Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
Seconda | 141 |
La carezza accattiva l’animo, e toglie via dal Polledro il natural sospetto che l’uomo possa cagionarli del male, perchè convinto dalla medesima, ch’egli è sempre propenso a farli del bene, viene essa a promuovere in lui quella gratitudine di cui è capace la sua natura, che è la cagione della sua obbedienza e prontezza nel secondare con piacere il voler del Cavaliere.
Ed il castigo incutendoli timore l’obbliga alla dura condizione del subordinato di dover soffrire, senza risentirsene, anche lo strapazzo ricevuto a torto; condizione necessaria nei subordinati, benchè dura, ma molto più in animale irragionevole, come è il Cavallo.
Giammai però deve esser messo il castigo in esecuzione, prima che il Polledro abbia perduto del tutto il sospetto, perchè messo in opera in questo tempo si verrebbe a confermare maggiormente in esso e nella sua salvatichezza, ed a rendere sempre più difficoltoso l’acquisto della ricercata mansuetudine, in vece d’incuterli quel timore che lo sottomette.
Nè mai farli provare castigo alcuno senza apparenza di ragione o vera o mendicata. Intendo per vera quando il Polledro dà giusto motivo col rifiuto dell’obbedienza di una cosa, che può fare per pura malizia, e per mendicata quando la mancanza è involontaria, e sol cagionata dalla difficoltà dell’azione, fattali eseguire
per |