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tro quando lo vede, ed a rignare per chiamarlo secondo la sua maniera.

Tutto all’opposto segue, quando chi lo governa li dà il minimo disgusto collo sgridarlo, col batterlo, o col permettere che la cavezza lo scortichi in qualche parte della testa, perchè oltre il maggior tempo, che li converrà impiegare per addomesticarlo, si metterà a rischio di farli pigliare qualche credenza, che non possa più superarsi; tanto più se il Polledro è dotato di gran spirito, e di natura permalosa, e collerica, come bene spesso si vede nei Cavalli fatti, e vecchi. Il frapporre tra il Garzone, ed il Polledro un piccol Cavallo savio, è un compenso molto opportuno, per poterlo strigliare, accarezzare, e maneggiare per tutto senza pericolo d’essere offeso.

Allorchè è riuscito al Garzone d’affezionarsi il Polledro, in forma di lasciarsi strigliare e ripulire con piacere, potrà cambiarli la cavezza lunga di corda, con una di corame, per tenerlo legato con due venti alla mangiatoja, come i Cavali fatti, e potrà servirsi d’un cavezzino di corda, pure a due venti, per strigliarlo, voltato alle colonne; e nel tempo che lo striglia lo deve assuefare a tenere prima il filetto in bocca, e di poi la briglia, e con essi dovrà farli la solita scuola alla volta, servendosi però della solita cavezza lunga per regolarlo; una tale scuola è necessario fargliela fare


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