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care le antiche pedate, assieme con i suoi seguaci, ha sostenuto il credito e decoro di questa sì nobile e necessaria arte; ed io stesso non posso negare, di non esserli debitore del lume che mi ha tolto dagli occhi quel velo, che da tanto tempo mi ha impedito di riconoscere l’errore in cui ero con tutti gli altri.

Il profitto che ricavavo dalla pratica delle sue lezioni m’assicurava, che il metodo era buono, ma non essendomi mai potuto adattare ad accordarne il suo razziocinio, per la manifesta sua contradizione ed assurdo al quale era egli appoggiato, mi messe in obbligo di porre in pratica ogni attenzione per rintracciarne il vero; talchè nell’osservare che tutto il suo sistema non tendeva che a metter sulle spalle il peso della macchina, e che da questo era per ridondare ogni buon’effetto, perchè tutte le parti agivano a seconda di natura, e della propria costruzione, non potei più mettere in dubbio, che falsa fosse l’opinione anche da me tenuta, che l’anca dovesse servir di base al sostegno del peso della macchina, e mi avviddi allora, che questo era lo sbaglio, che cagionava ogni sconcerto nelle scuole.

La volta rovescia, vale a dire con la testa voltata verso il centro, e piegata dalla parte dove agisce (ch’è l’operazione in cui fa il Cavallo più sfarzo, che in tutte le altre) nella quale ad evidenza si tocca con mano, che il peso della macchina non può a meno di esse-


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