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una terribile notte 121

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... Ahimè, neanche questa volta poté dormire.

Una voce lo svegliò, lo spaventò: era la voce di Gianmaria!... Diceva:

— Ho una fame da lupo. Accendiamo presto il fuoco, arrostiamo la carne e mangiamo, poi dormiremo.

— Ecco la legna, ma i miei fiammiferi sono umidi, si spengono subito.

— Qui v’è del fieno secco, — riprese la voce di Gianmaria, — ne piglierò una manata.

E si avvicinò, si avvicinò e mandò un urlo: perché, steso sul fieno, pallido e tremante, rivide l’omino nero, dalla calotta di prete, dalle scarpine di prete, che s’inginocchiò e mormorò: Grazia!... Grazia!...

Quel pazzo di Ardo! Se fosse fuggito avrebbe spaventato i banditi, si sarebbe salvato una seconda volta: facendo così si perdeva. Gianmaria, che sulle prime aveva indietreggiato, si mise a ridere clamorosamente e battendo il suo pugno sulla spalla di Ardo esclamò: — Ecco qui il nostro diavolo.

Gli altri due si avvicinarono, coprirono Ardo di domande, di esclamazioni, di minacce, ma quando sentirono le sue avventure, fuorché quella del-