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una terribile notte 115


mormorando: — Tenete bene la corda; dammi il lume.

— Ecco il lume. Non temere; donna Antonina non ti trascinerà punto all’inferno.

Calò, calò lentamente... D’un tratto un grido uscì dalla tomba, ma un grido così potente, un urlo così straziante, così pieno di terrore e di spavento che i due banditi si sentirono gelare: tremò la vôlta della chiesa, quasi colta anch’essa dalla paura.

I due banditi tirarono, come mal poterono, il loro sciagurato compagno, e quando, attaccato fortemente ai suoi piedi, videro uscire dalla tomba un piccolo omino tutto nero, col viso livido, contratto da un riso strano, infernale, con una calotta da prete in capo, che appena arrivato su, si sciolse dalle gambe di Gianmaria e balzò in mezzo a loro, si misero a urlare anch’essi e fuggirono come lampi, gridando a squarciagola:

— Il diavolo!... il diavolo!... il diavolo!...

Gianmaria, più morto che vivo, con la corda sempre legata, li seguì, deciso di credere anch’esso ai morti.

E Ardo rise di tutto cuore, come non sperava più di ridere, poi uscì fuori anche lui.

Il villaggio si svegliava, desto da quelle grida; molti lumi apparivano in vicinanza della chiesa; Andriana aveva spalancato la porta.