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I.


Pietro Benu si fermò un momento davanti alla chiesetta del Rosario.

— È appena la una — pensò. — Forse è troppo presto per andare dai Noina. Dormiranno, forse. Quella gente è ricca e si prende tutti i comodi.

Dopo un momento d’esitazione riprese la strada, dirigendosi al vicinato di Sant’Ussula, che è all’estremità di Nuoro.

Era ai primi di settembre; il sole ancora ardentissimo saettava le straducole deserte: solo qualche cagnolino affamato passava lungo le striscie d’ombra merlata che si stendevano davanti alle casette di pietra.

Il roteare d’un molino a vapore interrompeva, in lontananza, il silenzio meridiano: e quel rumore ansante e palpitante pareva l’unica pulsazione della piccola città arsa dal sole.

Pietro, seguito dalla sua corta ombra, animò per qualche momento, col rumore dei suoi scarponi, la solitudine della strada desolala che dalla chiesetta del Rosario va al cimitero: di là egli s’internò nel vicinato di Sant’Ussula, indugiandosi a guardare i piccoli orti invasi da una vegetazione