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mente, pure avendo l’altro nel cuore, come tu affermi. E l’avresti dimenticato, come lo dimenticherai, e mi avresti voluto bene come forse me ne vuoi già, come te ne voglio io.

— Perchè io ti voglio bene, — riprese, tornando a piegarsele più accanto, calmato dal silenzio di lei. — Questo lo devi sentire, Annarosa: sono qui, l’anima mia è tua. Ma noi ci siamo trovati l’uno di fronte all’altro, diffidenti e indifferenti perchè non ci conoscevamo ed erano gli altri a spingerci contro la nostra volontà. Questo è l’errore, questo il malinteso. Tu mi guardavi quasi come un nemico e ti rifugiavi nell’altro: per questo non potevi dimenticarlo. E io stavo lontano da te perchè ti sentivo ostile e lontana da me. Ma adesso è un’altra cosa: adesso, possiamo guardarci e parlarci. Mi pare sia la prima volta che io ti parli. Guardami, ma guardami dunque! Se io ti ho fatto del male, sono pronto a riparare, adesso, ad ajutarti. Se vuoi, io posso partire: posso anche morire: ma non voglio la libertà che tu mi offri. Che importa? Che io parta o no, tu devi aver fede in me, devi credere che se io volevo essere tuo marito, volevo esserlo onestamente. Che t’importa del passato?