Pagina:Deledda - L'argine, Milano, Treves, 1934.djvu/241


— 231 —

— Del resto il mio Antioco è buono, affabile, religioso. Lo conosco da piccolo. Il padre era un cugino del mio: teste diverse, poiché mio padre era un bravo fattore di campagna, e il cugino un uomo al quale piaceva correre il mondo una certa fortuna, però l’ha fatta: Antioco possiede terre e una villa in montagna; (se ancora è sua, pensò la signora Noemi), e poi egli prenderà due lauree: il suo avvenire è splendido. Splendido, — ripete, agitando il bicchierino come lo specchietto per le allodole: e Noemi si diverte, aspetta le parole definitive dell’altra, con le laudi di Antioco probabile marito; poi spalanca la bocca come i bambini davanti a una cosa mai veduta, quando la signora Giulia si fa tutta scura eppure compunta in viso, e annunzia con un filo di voce:

— Sì, è un’anima benedetta. Dice che, appena s’è laureato, andrà coi Padri delle Missioni a insegnare a leggere e scrivere ai bambini selvaggi.


Allora lo svago di Noemi prese un altro colore. Dapprima le parve di esser lei la canzonata; poi un fiammeggiare di ricordi le accese la fantasia: le lettere di Franco, la voce deliziosa e perfida di Agar. — Sì, egli vuol farsi