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fece sorridere pensando alle carezze maritali del cavalier Adone. Solleticata, felice, l’altra continuò:

— Del resto, chi non le vuol bene, donna Noemi? Tutti l’ammirano, l’amano, si fanno una gioia di poterla vedere anche alla sfuggita. C’è mio marito che ha per lei una vera adorazione: è più forte di quella del sor Francesco, perché disinteressata. Ma lei se lo merita, perché è una santa.

— Lasci andare, signora Giulia. Forse è più santa lei.

— Ma che, ma che: chi può essere simile a lei? Lei che vive qui come in una chiesa: lei che...

— Lasci andare, signora Giulia. Mi dica, dunque, piuttosto: il signor Francesco distribuisce qualche pizzicotto?

— Eh, beh, siamo vivi. La sua Pierina la rispetta, perché sa con chi ha da fare; ma la mia Elviruccia ieri raccontava a mio nipote Antioco, — perché, vede come sono le ragazze con noi quella sorniona non parla mai, mentre spesso la sento confidare col nostro ospite; — gli raccontava, dunque, che il sor Francesco, mentre lei stendeva i panni su in terrazza, l’afferrò, la sollevò, con la scusa di volerla buttare giù, per scherzo s’intende, e la palpò ben bene. Pazienza: è primavera.