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settimane ad una stazione d’acque salutari: luogo, oltre che di acque, di sole, di verde, di delizie naturali, con tutti gl’ingredienti, sentieri di bosco, passeggiate aeree, canti di uccelli mai prima sentiti, utili per accrescere la felicità della gente: luogo di incanto, ma non per chi è solo e non sa con chi dividere l’abbondanza di queste gioie esterne. E lei era sola, peggio che sola, in compagnia di un fantasma. Il malessere dell’inverno e dell’inizio della primavera di quest’anno, era stato ben diverso: non c’era acqua che potesse guarirlo: tuttavia ella pensò, nell’ascoltare il mormorio degli alberi del giardino accanto, che forse era bene ripetere le due settimane di cura nel bel paese di alti palazzi bianchi, di fonti, di boschi, di gente che dice di esser malata ed è la più gaudente del mondo.

«Porterò con me Pierina: troveremo certo un appartamentino dove si possa cucinare in casa».

Sentì quasi un senso di tenerezza: si era affezionata a Pierina come una bambina alla sua bella pupattola dai colori chiassosi: le piaceva la compagnia della ragazza-animale perché, come appunto quella di un cane o di un uccello, dava una certa allegria, una ventilazione di vita, alla casa inanimata: le piaceva Pierina, per la sua stessa incoscienza, per la sua voluttà incessante di godere, di piacere, di mentire: e