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Sto qui perché mi piace di starci, ma se voglio posso andarmene immediatamente. Chi mi trattiene? Sto qui, — aggiunse abbassando la voce, — perché sono vicino a casa mia: la notte vado e guardo attraverso le fessure della porta, e vedo mio padre e mia madre: lei piange, per me, perché mi crede sperduto nel mondo a patire la fame, oppure a fare il male; ma io batto con le nocche delle dita alla porta e dico: mamma, invece sono qui, sempre con te. Poi fuggo. Lei crede di sognare, tuttavia si consola.

— Sei ben cattivo, però! Ti maltrattavano, i tuoi genitori?

— La mamma no: la mamma mi trattava come fossi ancora un neonato: ogni soffio d’aria la faceva tremare per me. Il babbo qualche volta mi bastonava perché non volevo studiare.

— E Luca nostro che invece fa il contrario, — ella esclamò sospirando; poi si mise a ridere lasciando vedere tutta la grotta rosea e scintillante della sua bocca. — Ed io che credo alle tue panzane, e ti rispondo sul serio. Va, racconterò tutto al nonno.

— A lui, sì, ho detto le panzane, —