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tuttavia con premura. — Il dottore lo avete chiamato?

— No, aspettavamo che tu ce lo consigliassi.

Egli la lasciava dire; quando ella saltò a terra, prese il cavallo e per abitudine cominciò a levargli la briglia.

— Credi forse che io voglia passare qui la notte con te? — disse lei, tirando giù con forza la bisaccia.

— Che male ci sarebbe? Sì, — riprese il servo con aria trasognata, — il padrone si sentiva male da parecchi giorni, e non voleva tornare a casa: la notte parlava in sogno e credeva di veder gente salire dalle rovine laggiù; gente morta, s’intende; e anche il diavolo. Anch’io, quando sono solo, di notte, — confessò sollevando le braccia, — ho quasi paura. E fegato ce n’ho, porca miseria! La questione è che il luogo è solitario e realmente di notte vi si aggirano fantasmi che masticano pane e tentano di rubare qualche pecora; però ieri notte, giù nelle rovine, si vedevano fuochi gialli e scoppiavano come delle fucilate.

— Ma vattene! Saranno ragazzi che fanno scoppiare dello zolfo, — disse