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Percorsero una scia di sentiero, tracciata fra le stoppie e poi attraverso un prato umido e verde, fino al letto asciutto del fiume, dove solo un filo d’acqua alimentava una specie di laghetto circondato d’oleandri in fiore. L’acqua rifletteva l’azzurro del cielo, i giunchi, le stelle rosee degli oleandri; e pareva odorasse del loro profumo amarognolo.

Francesca ebbe voglia di cantare, ma una canzone triste.

Saltò giù di sella e tolse la briglia al cavallo che cominciò a bere con lentezza, quasi con voluttà, ogni tanto sollevando il muso sgocciolante mentre pur continuava a guardare dentro l’acqua come specchiandovisi.

Anche lei cercò l’acqua corrente, dov’era più limpida; s’inginocchiò sulla sabbia e si piegò a bere come faceva il cavallo: poi si lavò il viso e si asciugò col lembo della sottana.

— Al ritorno faccio un bagno, com’è vero Dio, — disse al cavallo, riprendendolo dal posto dove pareva si fosse incantato; e l’animale adesso scosse la testa come approvando il proposito di lei.