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Aspetta, aspetta, Luca non rientrava: senza dubbio s’era dimenticato dei suoi buoni propositi.

Francesca spazzava il cortile, sotto il sole scottante; tanto per esercitarsi distribuiva furiosi colpi di scopa alle galline che fuggivano starnazzando, e poiché il cavallo batteva la zampa al suolo quasi per richiamare l’attenzione dei padroni, — si parte o non si parte? — ne regalò due anche a lui, uno per coscia.

— Si parte, si parte, — gridò; poi alla madre, che usciva ogni tanto sul portone per vedere se tornava Luca, disse con voce ironica:

— Potete aspettare finché son cotti e conditi i maccheroni: allora, sì, tornerà, per mangiarseli.

E avrebbe voluto dare un colpo di scopa anche a lei, che, sempre timorosa delle critiche dei servi, diceva lamentandosi:

— E quel disgraziato lassù, che è rimasto senza pane! Dirà che gli facciamo patire la fame per avarizia.

— In quanto a lui può anche crepare: non m’importa nulla. M’importa del nonno che s’inquieta, e del cavallo che sta qui impalato ad aspettare, — disse