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porte e finestre, mette tutto a soqquadro, si lava, si cambia, lascia qua e là sparsa la sua roba come appunto l’uccello lascia le sue piume, poi se ne va con gli amici. E torna solo quando ha fame, portandosi sempre appresso la compagnia; e chi suona, chi canta, chi balla. La mia casa pare diventata un veglione. E domani lui parla subito di ripartire, di andare in un altro paese, o su un monte, o al mare.

— E lasciatelo andare; è la sua età, — ribatte giudiziosamente il servo. — Eppoi sento che è il primo della scuola.

— Che m’importa della scuola? Al diavolo chi l’ha inventata. Noi, in casa, abbiamo bisogno di uno che guardi la roba, non che legga il latino.

Intanto, pur brontolando così, accarezzava le corna al giovine muflone dal pelo dorato che si stringeva a lui con la tenerezza appassionata di un cane. Era questo grazioso animale che egli voleva portare in dono al nipote.

— Luca si diverte con le bestie come un bambino. Andiamo? — disse al muflone, spingendogli indietro la testa per le corna, onde guardarlo negli occhi.

Occhi di un bruno forato, in armo-