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dei suoi ciottoli, frequentati solo dalle tarantole e dalle scolopendre. Poiché Luca, o Luka, com’egli amava firmarsi, tornava per le vacanze.

Non che fosse un ragazzo chiassoso o discolo; anzi era equilibrato e studiosissimo: ma i suoi diciassette anni lo portavano più verso la gioia che la malinconia; e quindi c’era come un malinteso, fra lui e la severa casa del nonno, le cui pietre lo ricevevano arcigne, le porticine chiuse e misteriose lo guardavano dall’alto delle scalette sfidandolo ad aprirle: gli usci e le finestre che egli spalancava con violenza si ostinavano a richiudersi da sé, e s’egli li riapriva si sbattevano con dispetto.

Anche il nonno, e la madre stessa, non erano molto entusiasti di lui.

Il vecchio, tuttavia, si preparava a tornare a casa la sera stessa dell’arrivo di lui, e pensava di portargli un dono eccezionale.

— Mio nipote arriva in questo momento, — dice al servo; — mi sembra di vederlo: vola come un uccello. Appena entra in casa dà un bacio alla madre, uno alle sorelle, senza neppure guardare se hanno buon aspetto; poi corre, apre