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che da pesca, grossi anelli, corde e carrucole.

— Ho capito, — disse l’altro Luca, tra il curioso e il beffardo, — è una tenda.

— È una tenda, sì. La pianteremo qui, sotto il sovero, e faremo il campo e le manovre, io e te, Pantalèo, visto che fra poco, per quanto giovani e spensierati siamo, ci toccherà di farlo sul serio.

L’altro Luca sollevò la mano gridando:

— Eia, eia, alalà!

Il vecchio si oscurò in viso. Il nipote non se ne accorse, tutto occupato a rizzare la tenda: e quando questa, con la sua brava cupola e la porta e il finestrino, fu piantata sotto l’albero severo e potente che pareva la guardasse con degnazione, non negandole la sua ombra e il suo sostegno, vi cacciò dentro il muflone ch’era venuto a curiosare, poi invitò il nonno a visitarla.

Il nonno scuoteva la testa, senza muoversi, piuttosto infastidito per lo spazio che la tenda gli toglieva davanti: e neppure si rallegrò nel sentire che il nipote voleva passare qualche giorno nell’ovile.