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samente: anche perché non voleva contraddire l’infelice, vicino alla sua fine.

Francesca, seduta presso la tavola addossata alla parete, guardava con occhi vividi di curiosità il cognato, aspettando che egli precisasse meglio i suoi sospetti: poiché anche lei provava una strana impressione; le pareva di odiare solamente il vero Luca, il figlio del Sindaco di Posada; se invece si fosse trattato di un altro, anche più mascalzone e pericoloso del vero Luca, il suo odio sarebbe caduto. Desiderava quindi che così fosse, per liberarsi dall’ossessione maligna che suo malgrado la possedeva come un demonio: e aspettava che il nonno se ne andasse, per interrogare meglio il cognato; ma quando il vecchio finì di fumare la sua pipa e lasciò il suo posto, l’infermo si era assopito: la moglie, scalza nonostante il freddo, per non far rumore, si aggirava intorno al letto come una farfalla notturna; e poiché il dottore aveva detto che la morte poteva venire da un momento all’altro per sorprendere il malato anche nel sonno, Francesca si ritirò senza parlare.

Nella notte sognò che andavano tutti all’ovile, per la tosatura delle pecore.