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rore insensato, e sopratutto ricordava le minaccie del nonno: si frenava, quindi, ma il dover tacere e fingere accresceva il suo sdegno.

Quando ridiscese nella cucina vide che Luca mangiava ancora: aveva buon appetito, il valentuomo, ed anche per questo le riusciva più odioso: lo stesso modo con cui egli mangiava e beveva le dava noia. Per non pronunziare le male parole che le riempivano la bocca di veleno, uscì nel cortile e si mise ad attingere acqua dal pozzo; ma tendeva l’orecchio a quanto Luca diceva.

— Adesso mi cambio di vesti e poi vado a fare una commissione per zio Ulpiano.

— Ah, tu lo chiami zio Ulpiano come siate davvero parenti. Te la darò io la parentela, — brontolò Francesca, sbattendo il secchio per terra: poi vide che egli usciva di cucina, e lo seguì con uno sguardo demoniaco, fra la cui torbida ostilità brillava la gioia di un’idea improvvisa.

Ecco che egli saliva nelle camere di sopra, come uno di casa, portandosi appresso il suo sacco: attraversò la veranda, spinse l’uscio in fondo, ch’era