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vallette, il cagnolino e la voce nasale gli avevano destato.

— No, ella non gioca; ella fa davvero! — ripetè fra sè amaramente.

Di momento in momento egli sentiva crescere la sua collera rabbiosa: le orecchie gli tinnivano e gli ardevano, e gli pareva che la fiamma e il calore del fuoco gli serpeggiassero nelle vene.

— Dov’è il falco? — domandò Efisio, aggrappandosi alle gambe di Paska, col viso sollevato.

— Non lo so: va e cercalo! — ella rispose con impertinenza, pur tenendo presso di sè il bambino per salvarsi dai proiettili che dall’alto i monelli, e dal basso i giovinotti le lanciavano.

Il gioco proseguì. Quando tutti, compresa lei, ebbero dato un pegno, si formò un comitato di ragazze e di giovanotti per le penitenze: Paska fu invitata a prendervi parte, ma ella disse:

— Sto bene qui, non mi muovo! Vengano qui se mi vogliono!

Il comitato le si avvicinò, e i giovanotti la circondarono strettamente.

Ella rideva, emettendo piccoli stridi di gazza in amore: Melchiorre vedeva le paesane curve l’una su l’altra mormo-