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vieni con me a casa mia — ella accennava con la testa e con la mano.

Allora scrissi una specie di dichiarazione d’amore:

“Fammi il piacere di stare un po’ qui con me. Fra poco io devo andarmene; ma ritornerò, perché di questo terreno voglio farne un bel podere, per poi sposarti, o Fiora!”.

Fiora lesse e si mise a ridere.

Quel riso tornò a irritarmi: io sentivo di scherzare, certamente, ma lei con quel riso non ammetteva neppure lo scherzo.

Eppure mi piaceva anche così, sopratutto così, e mi accorgevo benissimo che anche io piacevo a lei.

Divenni melanconico: chinai la testa e rimisi in saccoccia il taccuino, senza più guardarla. Essa allora, piano piano, come senza volerlo ma spinta da un desiderio superiore alla sua volontà, si mise in ginocchio poi si accovacciò vicino a me. I suoi occhi attiravano i miei. Si stette a guardarci così, tristi, senza saper perché. Ma io ricordavo il bacio dei due amanti nel tempietto della villa, e in fondo all’anima sentivo una gioia infinita.

Lo giuro, adesso, s’ella fosse rimasta così un po’ con me, a saziarmi del solo suo sguardo, non le