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colmo d’olio, deposto entro una nicchia in fondo alla quale brillava il vetro di un quadretto sacro.

Altre immagini e statuette di santi popolavano la camera, e sull’uscio e sopra il letto pendevano rami di palme e d’olivo, ceri, amuleti contro le tentazioni, gli spiriti e i vampiri.

Ciò non bastando, Albina prese una falce e l’attaccò al suo uscio, dalla parte esterna; perché il vampiro ha una predilezione spiccata per il sangue dei bambini, e, così, se veniva, si attardava sull’uscio a contare tutti i denti della falce, e non riuscendovi mai, o sembrandogli di sbagliare, tornava daccapo tante e tante volte finché la luce dell’alba lo costringeva a fuggire.

Così un po’ rassicurata, ella s’inchinò da tutte le parti per salutare le sue immagini; poi cominciò a spogliare il bambino guardando per ogni verso le sue povere vestine se trovava qualche segno di riconoscimento. Nulla; tranne quelle macchie di sangue che la impressionavano sinistramente.

Ma anche lei non era molto curiosa, e considerava talmente vana e di passaggio la vita che giudicava con apatia ogni cosa.

Domani ci sarà chi s’incaricherà di scoprire il mistero del bambino sperduto: il brigadiere,