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vedevo la mia ombra, deforme come quella di un essere mostruoso, e pensavo che dentro di me io ero veramente così, d’animo contorto e malfatto, che pagavo male per bene e non conoscevo che il sentimento dell’ingratitudine.

Il vecchio mi guardò negli occhi e bastò questo per placarmi del tutto. Si stette qualche momento ad aspettare insieme, poi io tornai verso la mia porta.

La notte si faceva nebbiosa: un vapore biancastro veniva dal mare, dai campi, e la luce del fanale non riusciva che a spandere un’aureola dorata intorno al crocevia.

Andai a vedere la zia: era assopita, ma nella camera gravava un’atmosfera calda e odorante di febbre.

Tornai sulla porta; non avevo pace. La nebbia si addensava; le case da una parte e dall’altra della strada mi sembravano dei muri, con un fiume di vapori in mezzo: solo punto chiaro il fanale che adesso pareva una stella giallastra bassa sulla terra.

Fu in quell’atmosfera di sogno che qualcuno arrivò. Di dove veniva? Era un uomo o una donna o un essere fantastico?

Io mi ero seduto, stanco di aspettare, sullo scalino