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nell’insieme da l’idea di una regione coltivata, con campi di lino in fiore, vigne, e quei prati e laghi vaporosi: poi col salire del sole si rischiara, si fa tutto lucido, così lucido e fermo che le paranzelle ferme anch’esse qua e là a pescare sembrano insetti sopra uno specchio.

Ed ecco il vecchio marinaio che di ritorno dalla pesca alla fiocina, con un cestino sgocciolante argento, lascia le sue orme di elefante sulla sabbia molle, e mi sorveglia.

La sua figura davanti al mare ha qualche cosa di maestoso, di enorme: il mare stesso non è che una strisciolina verdastra ai suoi piedi: la sua testa arriva a coprire e oscurare il sole: se stende la mano può pigliare ad una ad una come farfalle le paranze ferme a pescare.

La sua figura mi destava un senso di soggezione: ma null’altro. Non amavo più nessuno, non potevo più amare, più confidarmi con nessuno: anzi provavo rabbia se qualcuno mi dimostrava premura.

Un giorno, poiché il vecchio mi si aggirava intorno, gli feci cenno di restituirmi quel foglio sul quale avevo versato le mie pene.

Egli non l’aveva più.

Gli domandai, sempre con cenni che rivelavano il mio dispetto, se l’aveva dato da leggere a qualcuno. Sì,